
Gender pay gap: perché le donne guadagnano di meno?
Gender pay gap, che cosa vuol dire davvero? Se sei finito da queste parti, è perché vuoi vederci chiaro e saperne di più su un argomento che ancora oggi accende l’opinione pubblica: il divario retributivo di genere, cioè la differenza salariale fra uomini e donne.
Si tratta di un fenomeno che, comprensibilmente, non si limita soltanto a una mera questione economica, ma si spinge oltre, riflettendo una serie di disparità molto più ampie che riguardano il mondo del lavoro.
Quali sono le cause e le conseguenze e, soprattutto, esistono delle soluzioni per colmare il gap retributivo di genere? Scopriamolo insieme.
Che cos’è il gender pay gap
Facciamola semplice: quando parliamo di gender pay gap, ci riferiamo alla differenza media fra gli stipendi di uomini e donne espressa in percentuale, una disparità che è innanzitutto una questione di equità.
Nel 2025, come vedremo in questo articolo, la differenza salariale uomo-donna è stata significativa.
Questa situazione, com’è prevedibile, ha conseguenze negative importanti, nonché ripercussioni economiche a lungo termine, che influenzano sia le pensioni sia i risparmi futuri.
Gender gap e divario retributivo di genere: quali sono le differenze
Per certi versi affini e per altri distanti, il gender gap e il divario retributivo di genere sono due concetti che descrivono una diseguaglianza di fondo fra uomini e donne, ma con alcune sottili differenze.
Il gender gap, infatti, si riferisce a un ampio insieme di disparità di genere, che includono non solo il divario retributivo, ma anche le differenze nell’accesso all’istruzione, nelle opportunità di carriera (secondo un report di McKinsey, solo il 28% dei ruoli di senior management è occupato da donne) e in altri ambiti della società (le donne affrontano sfide legate all’equilibrio vita-lavoro, in particolare per quanto riguarda la maternità e i ruoli di cura).
Il divario retributivo di genere, invece, è un concetto che si concentra esclusivamente sulla disparità salariale fra uomini e donne.
Conoscere questa differenza è un passaggio preliminare e fondamentale per comprendere al meglio la situazione in Italia.
Gender pay gap in Italia: i dati del 2025
Spoiler prima di proseguire: il dato per il 2025 è a due cifre.
Quest’anno, il gender pay gap in Italia si attesta al 15%, secondo fonti Eurostat. Una percentuale allarmante, soprattutto se consideriamo che l’Unione Europea ha fissato l’obiettivo di ridurre il gap al di sotto del 10% entro il 2030.
Analizzando più da vicino la situazione, emerge inoltre che le differenze salariali variano notevolmente a seconda della regione: nel nord Italia il gap può essere inferiore al 10%, mentre nel sud può superare addirittura il 20%.
Altro che parità salariale: quanto guadagnano in meno le donne rispetto agli uomini?
La differenza salariale uomo donna in Italia è un problema molto complesso, influenzato da diversi fattori, fra cui la geografia, il settore lavorativo e le dinamiche familiari.
Le disparità, come accennavamo, sono più evidenti nel sud Italia, dove le opportunità di lavoro sono limitate e il gap salariale è più marcato, specie in regioni come la Calabria e la Sicilia, in cui le donne tendono a lavorare in professioni meno remunerative e a essere sottorappresentate in settori strategici come l’ingegneria e le scienze.
Va un po’ meglio nel nord Italia, in cui i tassi di occupazione femminile sono leggermente superiori: in regioni come la Lombardia, il Veneto e l’Emilia-Romagna, per esempio, grazie a un tessuto economico più dinamico e a una maggiore concentrazione di aziende innovative, le donne hanno accesso a settori come la tecnologia e i servizi, che offrono salari più competitivi.
Ma veniamo alla nostra domanda: quanto guadagnano in meno mediamente all’anno le donne rispetto agli uomini? La risposta è circa 5.000 euro, secondo i dati dell’Istat per il 2025.
Cause e conseguenze della disparità di genere nel lavoro
Le cause del gap salariale possono essere suddivise in dirette e indirette.
Fra le prime troviamo:
- discriminazione: le donne possono essere pagate meno per lo stesso lavoro a causa di pregiudizi di genere. Uno studio condotto dall’Università di Harvard ha dimostrato che le donne che negoziano il loro stipendio sono spesso percepite negativamente, il che contribuisce alla perpetuazione del divario di genere;
- mancanza di trasparenza: la scarsa divulgazione delle informazioni salariali rende difficile confrontare gli stipendi e identificare le discrepanze. La Commissione Europea ha recentemente proposto misure per aumentare la trasparenza salariale nelle aziende, ma l’applicazione è ancora limitata.
Le seconde, invece, includono:
- maternità e ruoli di cura: le donne spesso si prendono una pausa dal lavoro per la maternità, influenzando negativamente la loro carriera e il loro stipendio (Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali). Secondo uno studio dell’Organizzazione per la Cooperazione e lo Sviluppo Economico (OCSE), le madri guadagnano in media il 20% in meno rispetto alle donne senza figli;
- segregazione settoriale: le donne tendono a lavorare in settori meno remunerativi, come l’istruzione e la salute, rispetto agli uomini, che predominano in ambiti più proficui come l’ingegneria e la tecnologia.
Le conseguenze di uno scenario così definito, com’è comprensibile, sono diverse:
- economiche: la disparità salariale ha un impatto diretto sul reddito medio delle famiglie. Le donne, guadagnando meno, contribuiscono in misura minore al potere d’acquisto delle famiglie;
- sociali: le donne che guadagnano meno possono trovarsi in situazioni di vulnerabilità economica, con conseguenze che si riflettono sulla loro indipendenza e sulla qualità della vita;
- pensionistiche: le donne che guadagnano meno durante la loro vita lavorativa accumulano anche meno risorse per la pensione, il che può portare a una maggiore precarietà in età avanzata. A tal proposito, secondo l’INPS, le pensioni delle donne sono in media il 30% inferiori rispetto a quelle degli uomini;
- professionali: la mancanza di parità retributiva influisce sulla motivazione e sulla fidelizzazione delle donne nel mondo del lavoro e alimenta inevitabilmente la motivazione a cambiare lavoro alla ricerca di condizioni migliori;
- culturali: se le donne continuano a guadagnare di meno, si rafforza il pregiudizio che il lavoro femminile sia meno prezioso di quello maschile, ostacolando ulteriormente la parità di genere nelle carriere e nelle opportunità.
Gender pay gap: ecco i settori con la disparità di genere nel lavoro più alta
Settori come la tecnologia e la finanza sono tra i più colpiti dal divario retributivo di genere.
Professioni come ingegneri, programmatori e dirigenti finanziari mostrano un gap salariale che supera il 20%, mentre ruoli tradizionalmente femminili, come insegnanti e operatori sanitari, presentano una minore disparità, sebbene anche in questi casi le donne guadagnino mediamente meno rispetto ai loro colleghi maschi.
Un’analisi condotta dalla Fondazione G. Brodolini ha rivelato che in ambito tecnologico le donne guadagnano in media il 28% in meno rispetto agli uomini. Nei ruoli di leadership, infine, soltanto il 13% delle posizioni dirigenziali è occupato da donne, contribuendo così a perpetuare il gap.
Una giornata dedicata alla parità retributiva
Nel 2019 l’Associazione generale delle Nazioni Unite ha istituito la Giornata internazionale della parità retributiva, che si celebra ogni anno il 18 settembre.
Questo per sottolineare quanto sia importante che uomini e donne ricevano una retribuzione equa per lo stesso lavoro e per lavori di pari valore. Un principio che non è soltanto una questione di giustizia sociale, ma è anche riconosciuto a livello europeo e internazionale come diritto fondamentale.
Il quadro normativo italiano sulla parità retributiva, a tal proposito, è ben definito e supportato da leggi nazionali e direttive europee, ma la sua applicazione rimane ancora oggi per molti versi una sfida.
L’articolo 37 della Costituzione Italiana, per esempio, stabilisce che “alla donna lavoratrice è garantito un trattamento economico e giuridico non inferiore a quello del lavoratore”; la legge 903/1977 stabilisce il principio di parità di trattamento tra uomini e donne nel lavoro e vieta qualsiasi forma di discriminazione salariale, promuovendo la parità di accesso alle opportunità lavorative e, ancora, la legge 125/1991 introduce misure specifiche per favorire l’occupazione femminile e la conciliazione tra vita lavorativa e vita privata.
Come ridurre il gender pay gap e favorire la parità retributiva
Il gender pay gap è un problema complesso che richiede un approccio multifattoriale per essere affrontato efficacemente.
Ridurre o eliminare il divario retributivo di genere non è soltanto una questione di giustizia sociale, ma è anche fondamentale per migliorare l’economia e la società nel suo complesso.
Misure aziendali
- trasparenza salariale: le aziende potrebbero adottare politiche di apertura sui salari, rendendo pubbliche le informazioni relative alle retribuzioni per categorie professionali;
- audit retributivi: le imprese potrebbero condurli regolarmente per analizzare le discrepanze salariali tra uomini e donne e aiutare a identificare aree problematiche per sviluppare piani d’azione volti ad affrontarle;
- politiche di assunzione e promozione per favorire l’uguaglianza di genere: le aziende potrebbero implementare pratiche di reclutamento che riducano i pregiudizi di genere, come l’uso di software per la valutazione anonima del curriculum vitae; creare programmi di mentoring per donne e gruppi sottorappresentati per fornire supporto e opportunità di networking; stabilire obiettivi di rappresentanza femminile nei livelli dirigenziali e nelle posizioni chiave;
- politiche di conciliazione vita-lavoro: le imprese potrebbero rivedere le politiche di congedo parentale per garantire che entrambi i genitori abbiano accesso a congedi equi e retribuiti e offrire opzioni di lavoro flessibile, come il telelavoro o orari di lavoro adattabili;
- formazione e sensibilizzazione: le aziende potrebbero implementare programmi di formazione per sensibilizzare i dipendenti e i manager sui temi della parità di genere, della diversità e dell’inclusione.
Politiche pubbliche e sostegno normativo
- educazione nelle scuole: sarebbe fondamentale iniziare l’educazione alla parità di genere fin dalla giovane età con programmi nelle scuole che potrebbero promuovere una cultura di rispetto e uguaglianza tra i sessi;
- incentivi fiscali per le aziende: il governo potrebbe offrire incentivi fiscali alle aziende che dimostrano progressi significativi nella riduzione delle disparità salariali;
- leggi sulla trasparenza salariale: l’implementazione di leggi che obblighino le aziende a riportare e giustificare i dati salariali potrebbe contribuire a creare una maggiore responsabilità;
- sostegno alle iniziative di parità di genere: i governi potrebbero finanziare programmi e iniziative che mirano a promuovere la parità di genere nel lavoro e nelle professioni;
- partnership tra settore pubblico e privato: collaborazioni tra aziende e istituzioni pubbliche potrebbero sicuramente portare a iniziative più efficaci e a soluzioni innovative.
Perché è così importante colmare il divario retributivo di genere
I motivi sono diversi, primo fra tutti la salvaguardia e la tutela di quelli che sono i diritti dei lavoratori in Italia, basati proprio sui princìpi di giustizia sociale ed equità economica.
È una sfida ancora aperta, in cui si chiede a tutti gli attori del mondo del lavoro – dai datori ai lavoratori – di collaborare per creare un ambiente equo.
Ogni persona, uomo o donna che sia, merita un riconoscimento professionale che dia dignità alle sue aspirazioni, alle sue competenze e capacità, alla sua stessa vita.
Il gender pay gap un domani sarà solo un triste ricordo. Utopia? No, obiettivo raggiungibile.