lavoro in smart working

Lavoro in smart working: lavorare da remoto cala le prestazioni?

Il lavoro in smart working attira sempre più persone, è proprio il caso di dirlo. Pare, infatti, che i termini legati al remote work o al lavoro ibrido appaiano in percentuale significativa nelle ricerche di lavoro online, nonostante il leggero calo registratosi negli anni immediatamente successivi alla pandemia legata al Covid-19.

Ma perché? In questo articolo ti offriamo una panoramica ampia sul lavoro agile, fra pro e contro, e rispondiamo a un grande interrogativo: ma lo smart working abbassa le performance dei lavoratori?

Lavoro in smart working: che cos’è?

Lavorare in smart working non vuol dire semplicemente “lavorare da casa”, come talvolta lo intendono alcuni. Lo smart working è molto di più: è una modalità che privilegia la flessibilità di orari e luoghi, il lavoro per obiettivi e l’uso intensivo (e inevitabile) di strumenti digitali.

È un modello organizzativo che, in altre parole, sposta l’attenzione dalla presenza fisica in ufficio alla misurazione dei risultati, alla responsabilizzazione del lavoratore e a una migliore conciliazione vita-lavoro.

Evoluzione dello smart working: come e perché è nato?

Nel 2020, a causa dell’emergenza dettata dal Covid-19, abbiamo assistito all’esplosione in forma massiccia del lavoro agile. In quel contesto lo smart working divenne uno strumento indispensabile per garantire continuità operativa, ridurre gli spostamenti e tutelare la salute pubblica, trasformando a tutti gli effetti un’opzione sperimentale in pratica diffusa e di massa.

In realtà, la disciplina moderna dello smart working in Italia ha preso forma alcuni anni prima con la Legge 22 maggio 2017, n. 81 (nota come “Decreto lavoro”), introducendo misure per la tutela del lavoro autonomo non imprenditoriale e volte a favorire l’articolazione flessibile nei tempi e nei luoghi del lavoro subordinato (come si legge su Normattiva, il portale della legge vigente).

La situazione in Italia: lo smart working oggi

Dopo il calo dell’anno scorso, sono tornati a crescere nel 2025 gli smart worker in Italia: come riporta Forbes, circa 3,57 milioni di lavoratori hanno operato in modalità agile per almeno una parte del loro tempo, con un incremento dello 0,6% rispetto all’anno precedente.

Oggi, le aziende continuano a scegliere modelli di lavoro ibridi, che combinano giorni in presenza e giorni da remoto: alcune realtà hanno ridotto l’uso del lavoro agile, altre invece hanno ampliato il lavoro da remoto, specie nei settori digitali e nei servizi avanzati.

Fra le prime rientrano le Pmi, che manifestano un tasso minore di adozione per motivi organizzativi, culturali o tecnologici, preferendo così il lavoro in presenza per ragioni prettamente operative.

Fra le seconde, invece, citiamo le grandi imprese e le Pubbliche Amministrazioni, che risultano più strutturate e pronte ad adottare modelli di smart working, con policy, strumenti e pratiche consolidate.

Ma ai lavoratori piace il lavoro agile?

Una parte dei lavoratori preferisce lo smart working per la flessibilità e il miglior equilibrio vita-lavoro; un’altra parte, invece, lo rifiuta per l’isolamento, la difficoltà di separazione tra vita privata e lavoro e la complessità tecnologiche.

Le preferenze spesso variano per età, ruolo, settore e genere.

Pro e contro dello smart working

Più nel dettaglio, cerchiamo di analizzare le motivazioni che si celano dietro la preferenza o il rifiuto dei lavoratori per il lavoro agile.

Fra i benefici:

  • Maggiore flessibilità e autonomia e migliore conciliazione vita-lavoro, come abbiamo già detto: migliora la gestione degli impegni familiari
  • Riduzione dei tempi e costi di spostamento: minori spostamenti e riduzione degli spazi fisici necessari
  • Aumento della produttività in contesti ben organizzati: se orientato al raggiungimento degli obiettivi, può incrementare output e soddisfazione
  • Accesso a opportunità professionali non vincolate al territorio: le aziende possono assumere senza vincoli geografici

Fra le criticità:

  • Isolamento sociale e professionale: rischio di solitudine, difficoltà di relazione e aumento dello stress lavorativo, se non gestito
  • Difficoltà nel separare lavoro e vita privata: molte persone faticano a “staccare” e soffrono di stress da lavoro prolungato
  • Rischio di iper-connessione e burn-out: capire come ridurre lo stress sul lavoro non è sempre facile, specie se il lavoro genera pressione e detta ritmi frenetici, che influiscono negativamente sulle capacità generali
  • Disparità tra ruoli che possono o non possono lavorare da remoto: non tutti i ruoli possono svolgersi da remoto, aumentando così il rischio di creare disuguaglianze fra chi può e chi non può.

Cerco lavoro in smart working

Sempre più candidati cercano offerte di lavoro smart working. Le persone, infatti, sono sempre più portate a digitare fra i termini di ricerca parole chiave come “smart working”, “remote job”, “lavoro da remoto”.

Chi è alla ricerca di una nuova occupazione o chi sta pensando di cambiare lavoro tende a privilegiare ruoli con flessibilità, soprattutto dopo esperienze positive di lavoro agile.

I dati mostrano chiaramente che il lavoro in smart working attrae un bacino di candidati molto più ampio rispetto alle offerte tradizionali. Addirittura, i ruoli completamente remoti riscuotono un interesse di gran lunga superiore rispetto ad annunci di lavoro a tempo pieno in presenza.

In sintesi, dunque, la flessibilità lavorativa è una delle principali motivazioni che spinge chi cerca un nuovo lavoro.

Lo smart working penalizza il lavoro?

Giungiamo adesso alla domanda cruciale del nostro articolo, quella che forse accende ancora il dubbio sulla modalità di lavoro flessibile: ma lo smart working abbassa le performance dei lavoratori?

La risposta è no, lo smart working non danneggia la produttività delle aziende. A dirlo è uno studio della Banca d’Italia, riportato in un articolo di Forbes proprio sul lavoro agile, che ha esaminato gli effetti dell’adozione di massa del lavoro da remoto in Italia nel periodo fra il 2019 e il 2023.

Come rendere efficace il lavoro in smart working?

Chi lavora in smart working sa che autonomia, responsabilità e organizzazione sono alla base di un’ottima prestazione da remoto.

Per te alcuni consigli pratici per ottimizzare tempo e risorse:

  • Definisci orari di lavoro chiari, con un inizio e una fine ben riconoscibili
  • Pianifica la giornata con to-do list realistiche e obiettivi misurabili
  • Utilizza strumenti di project management per monitorare attività e scadenze

Crea uno spazio di lavoro adeguato in casa

Uno spazio ordinato aiuta a ridurre lo stress lavorativo, una delle principali criticità segnalate da chi lavora da remoto senza una struttura adeguata.

L’ambiente incide direttamente su concentrazione e performance:

  • Dedica uno spazio specifico al lavoro, separato dalla vita domestica
  • Ergonomia (sedia, scrivania, altezza dello schermo)
  • Riduci le distrazioni visive e sonore

Gestione del tempo e delle pause

Contrariamente al dubbio che c’eravamo posti prima sulle perfomance degli smart worker, in smart working si rischia spesso di lavorare di più e non di meno.

Una gestione sana del tempo è fondamentale per mantenere alte le prestazioni e prevenire il burn-out:

  • Applica tecniche di time management (Pomodoro, time blocking)
  • Programma pause vere, lontano dallo schermo
  • Evita il multitasking continuo, che abbassa la qualità del lavoro

Comunicazione efficace con il team e i responsabili

Una comunicazione efficace è una competenza sempre più valutata anche per chi sta pensando di prepararsi al colloquio di lavoro, soprattutto per ruoli in smart working o ibridi.

Insomma, nel lavoro da remoto la comunicazione non può essere lasciata al caso:

  • Condividi aggiornamenti frequenti sullo stato delle attività
  • Chiarisci aspettative, obiettivi e priorità
  • Usa in modo corretto gli strumenti digitali (email, chat, video call)

Le soft skill del lavoro in smart working: autodisciplina e responsabilità

Lo smart working funziona davvero solo se supportato da competenze trasversali solide, che dovrebbe indicare chi magari non sa ancora come scrivere un curriculum efficace.

Fra le più richieste:

  • Autonomia
  • Capacità di problem solving
  • Gestione delle priorità
  • Orientamento ai risultati

Formazione continua e aggiornamento professionale

La formazione è strategica sia per chi lavora sia per chi è in quella fase in cui si sta chiedendo quando cercare lavoro in un mercato sempre più flessibile e digitale.

Chi lavora in smart working deve investire costantemente nelle proprie competenze e capire come conciliare lo studio con il lavoro:

  • Il lavoro da remoto aumenta la concorrenza (anche internazionale)
  • Le aziende cercano profili autonomi e aggiornati
  • L’upskilling migliora l’occupabilità nel medio-lungo periodo

Lavoro in smart working: cercalo su Maccia

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